La sacerdotessa e lo stregone

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  1. L a l e;
     
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    "E se tu non fossi la prima andrebbe bene?". Quelle parole mi risuonarono come un eco nella mente.

    - Non la prima, ma sì l'ultima -, sussurrai debolmente, più per me stessa che per lui. Non sapevo nemmeno se mi avesse sentito.

    Una cosa che avevo udito una volta in qualche vicolo della città era che, mentre gli uomini vorrebbero essere il primo amore di una donna, le donne vorrebbero essere l'ultimo amore di un uomo. E trovavo che fosse una cosa assolutamente vera. Sì, forse avevo una visione infantile dell'amore, ma preferivo morire piuttosto che finire preda di un seduttore qualunque.
    Il ragazzo si alzò e mi tese una mano per aiutarmi. Io la ignorai e mi alzai facendo leva sui miei stessi arti. Poi mi diressi a raccogliere i pantaloncini e li indossai, come anche il cappuccio bianco a coprire la testa. Ormai i miei abiti erano quasi del tutto asciutti grazie al calore del sole. Landwin nel frattempo mi propose di pranzare con lui. Raccolsi anche la sacca di pelle dal prato e la caricai sulle spalle.

    - So bene dove si trova la tana di quei cinghiali. La madre mi ha inseguita questa mattina facendomi finire in una pozza di fango fino alla vita -. Indicai i vestiti umidi.

    Senza tanti complimenti, attraversai il fiume con il livello dell'acqua che mi arrivava fino alle ginocchia e iniziai ad addentrarmi nella boscaglia, direzione sud-ovest. Non stetti a guardare se Landwin mi seguisse oppure no e affrettai il passo. In effetti avevo una certa fame.
     
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