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God Save the Quest - per Aldrein

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  1. Aldrein
     
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    Come presi la bussola in mano l'ago iniziò a girare vorticosamente, come impazzito. Andavamo bene. Mi ero preso una bussola magica e quella nemmeno funzionava. Stavo per lanciarla via in uno scatto d'ira, quando finalmente l'ago si fermò a indicare una direzione più o meno di fronte a me. Nello stesso momento dal terreno iniziarono a spuntare una serie di mattoni, che da sotto i miei piedi si diramarono in avanti formando una strada. Quasi persi l'equilibrio per la sorpresa. Guardai nuovamente la bussola. L'ago puntava in direzione della strada. Un'ombra familiare si stagliò sopra i mattoni appena nati. Nieve era tornata. Si posò come suo solito sulla mia spalla.

    -Visto niente?-

    Domandai con tono forse troppo impaziente.

    -Niente. Un'unica distesa monotona per non so quanti chilometri completamente monotona. Però non so se hai notato che il cielo è verde e la terra è blu. Questa via è opera tua?-

    Certo che per essere un rapace privo di senso dell'umorismo a volte quell'aquila mostrava un'ironia deliziosamente fuori luogo.

    -No, ho del prosciutto che mi copre gli occhi e vedo tutto colorato di simpatiche sfumature di rosso. Comunque ho trovato questa bussola per terra e come l'ho raccolta questa strada è comparsa, io non c'entro nulla.-

    Era quella la magia della bussola? Non mi convinceva del tutto. Uno non incanta una bussola per creare una strada, ma per dare una direzione di solito. Chissà dove mi avrebbe condotto. Abbassai la testa per evitare di esser colpito dallo sbattere di ali di Nieve che si levò nuovamente in volo. Sospirai e mi misi in marcia.
    Pochi passi e sentii un rumore stridulo, simile ad un urlo, sotto il mio piede. Alzai subito la gamba e guardai, ma non c'era nulla tranne quei mattoni nati dal terreno. Non riuscendo a rintracciare un origine e nessun segno di magia nella zona decisi di proseguire. Qualche minuto dopo di nuovo quello strano grido soffocato da sotto il mio piede. E m venne il sospetto che fosse un mattone ad emetterlo. Ripresi a camminare e per la terza volta sentii quel gridolino. Stavolta me lo aspettavo e contollai. Erano effettivamente i mattoncini di quella strana strada ad emettere quel verso. Mi chinai e li osservai da vicino. Piccoli, quadrati, rossi. Un po' shceggiati ogni tanto. Mattoni qualunque, niente di particolare. Presi la nagigata e colpii con la punta del bastone una di quelle strane piastrelle. Ancora quel verso. Chiesi con tono un po' incerto:

    -Cosa.... siete?

    -Samo gli umili schiavi del padrone della bussola -

    M rispose un mattone con voce stridula. Bene. Ci capivo sempre meno. Confuso, mi alzai e ripresi a camminare. Mattoni parlanti che sentivano dolore quando venivano schiacciati. Nonostante la grande quantità di magie nel mondo superiore, e tutte quelle mostrateci dagli dei quando ci istruirono dopo la genesi non avevo ancora visto niente del genere. Niente di così ridicolo.

    Stavo camminando ormai da ore e il giorno piano piano svaniva per edere il passo alla notte. Ma non ero ancora sotto terra? Come faceva ad esserci pure il tramonto e l'alternarsi di notte e giorno? Troppe domande stavano sorgendo su quel luogo, e tutto ciò che potevo fare era proseguire dritto, seguendo quella bussola incantata e quella strada vivente, inconsapevole di dove mi avrebbero condotto. Però la stanchezza si faceva sentire, e, mentre nieve si posava al mio fianco, decisi anche io che era ora di riposarmi. Il sonno fu rapido ad accogliermi nel suo tenero abbraccio: quel lungo cammino mi aveva affaticato; ma non feci in tempo a perdermi nei sogni e abbandonarmi al riposo, che lo strillo di Nieve mi riportò alla realtà.

    -Un serpente!-

    Spalancai gli occhi. Davani a me nulla. Mi girai di scatto, appena in tempo per vedere un enorme sagoma serpentesca mancarmi di poco la testa e picchiarmi pieno sulla spalla. Caddi di schiena mentre la creatura mi sorpassò portata dal suo stesso slancio. Ringraziai l'udito rapace di Nieve. Però quel colpo fece male, molto più male di quanto potesse fare un essere vivente. Era come aver preso una sassata. Mi alzai in piedi e afferrai la nagigata, ma non riuscii a toglierle la copertura alla lama che già il serpente si lanciò contro di me una seconda volta. Troppo veloce. Feci un passo di lato e parai l'assalto col bastone dell'arma, ma le mie braccia si piegarono sotto la forza dell'impatto e caddi a terra. Non ero un combattente e non avevo l'agilità fisica e i riflessi degli acrobati. Ero troppo svantaggiato a terra. Richiamai la magia e mi sollevai in aria. Arrivai a circa cinque metri di altezza, poi mi fermai e osservai l'animale sotto di me. Era uguale ad un grosso serpente, non fosse che era fatto completamente di pietra. Si slanciò verso di me. Lo evitai senza problemi sollevandomi ancora un po'. Sempre più magia in quel posto. Ma almeno stavolta la minaccia aveva una forma tangibile. Osservai ancora un po' l'animale, riprodotto in modo quasi perfetto, provare a raggiungermi ancora, e mi preparai a lanciare un incantesimo per distruggerlo. Ma prima che potessi farlo l'essere di roccia svanì, scomparso nel nulla. Mi guardai un po' attorno disorientato. Niente. Nessuna traccia di magia nell'aria. Lentamente e con cautela atterrai. Nessun attacco. Mi sedetti ancora e mi riaddormentai.
    Il mattino dopo mi svegliai indolenzito. Il fondoschiena mi faceva male per la mala caduta della sera prima, e sulla spalla stava sbocciando un grosso livido. Iniziava bene quella giornata. Mi guardai intorno un po'. Era tornata la luce e quel posto maledetto non era cambiato di una virgola. Inoltre avevo fame, sete e le provviste erano quasi finite. Osservai il tubo. Se avessi avuto troppa sete mi sarei arrischiato a bere il suo contenuto. Ma non l'avrei fatto prima che la situazione non fosse stata senza speranza. Non ero certo tanto avventato da ingurgitare una sostanza magica come quella. Mangiai le poche scorte che erano rimaste, dividendole con l'aquila, e tornai a camminare. Sperai che quel cammino non dovesse durare ancora troppo. Poco tempo e mi trovai di fronte uno strano spaventapasseri, con una penna nella sinistra e una lettera nella destra. E, di tutte le possibili domande che potevano saltarmi in mente, la prima fu se gli spaventapasseri erano mancini. Nive si posò sulla testa dello spauracchio e lo guardò incuriosita.

    -Chissà che c'è scritto-

    Chiese incuriosita. In effetti era una bella domanda. Chissà cos'aveva da scrivere uno spauracchio. Presi la lettera e provai a sfilargliela di mano. Solo in quel momento mi resi conto dell'assurdità della situazione.
     
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8 replies since 7/9/2011, 20:22   127 views
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