Fulmini e Fuliggine.

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  1. L a l e;
     
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    Non ricevetti risposta e rimasi immobile, a pochi passi dall'ingresso della grotta. Chissà cosa stava meditando la sconosciuta. Sicuramente non si fidava abbastanza da farmi entrare nel suo nascondiglio, o a quel punto l'avrebbe già fatto. In più riuscivo a percepire il fatto che non avesse abbassato l'arma. Aggrottai la fronte. Qualcosa di piccolo e peloso rotolò fuori dalla caverna. Feci due passi indietro, pensando a una qualche sorta di trappola. Eppure l'oggetto, qualunque cosa fosse, si muoveva. E sembrava mi stesse guardando. Estremamente incuriosita, mi chinai ad osservarlo.
    La palla di peli era in realtà un animale: in un primo momento pensai ad un cane, ma era nero e aveva qualcosa che si muoveva sulla schiena, un paio di piccole ali. In più le corte zampette terminavano in resistenti zoccoli. Sembrava quasi un pegaso, ma in miniatura. Poi udii un urlo: "Fuliggine, torna qui!". Evidentemente l'animaletto apparteneva a lei.
    Abbassai nuovamente lo sguardo sul piccolo pegaso che poggiava gli zoccoli nella neve e mi guardava accigliato, mantenendosi a breve distanza. Allungai la mano sinistra lentamente verso il suo capo. Leggermente intimorito, il piccolo pegaso si abbassò, schiacciandosi sul terreno ricoperto di candida neve che tanto si differenziava dal suo manto. Poi alzò il muso verso il palmo della mia mano e la annusò. Solo allora, si lasciò accarezzare. Sorrisi lievemente.
    - E così il tuo nome è Fuliggine, eh? -, gli mormorai. - Sei proprio uno strano cosino -.
    Speravo che vedendomi coccolare il suo animale da compagnia, la donna misteriosa uscisse dalla grotta.
     
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