La sacerdotessa e lo stregone

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  1. L a l e;
     
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    N E D Y L I N . B E L A I N .


    Mi dirigevo ora a nord, verso la capitale. Sentivo il gran bisogno di un bagno caldo, un letto di piume e una gallina arrosto nella mensa di qualche locanda, ma, in mezzo a quelle pianure paludose e ai boschetti cresciuti intorno ai fiumi della regione dei laghi non ce n'erano poi molte. Il fiume che si estendeva quasi sul confine possedeva delle acque fredde, ma anche cristalline, e io avevo bisogno di lavarmi dopo aver attraversato un'enorme pozza di fango per salvarmi dal simpatico inseguimento di un cinghiale.
    Sulla sponda nord del fiume, lasciai a terra la sacca di pelle in cui tenevo le provviste e iniziai a spogliarmi. I pantaloncini, la maglia di cotone grezzo, le protezioni di cuoio con le cinghie... Per ultimo, il cappuccio di cotone bianchissimo. Dopo di che mi immersi nelle acque gelide, sentendo un brivido correre rapido lungo la schiena. Seduta su una grossa pietra piatta del letto del fiume, lavai attentamente le braccia, poi il seno e il ventre e infine la pelle liscia delle gambe accuratamente depilate. Mi buttai dell'acqua lungo il collo, sentendo come si faceva largo la "pelle d'oca" e bagnando leggermente i capelli rosso fuoco. Spesso mi chiedevo se li avessi ereditati da mia madre o da mio padre, ma, ameno che avessi fatto ritorno in quel villaggio della mia infanzia che tanto detestavo, non avevo modo di scoprirlo.
    Mi guardai intorno: non c'erano altro che alberi a limitare la vista del cielo. Qualcosa si mosse nella boscaglia. Non tirava un filo di vento, quindi doveva essere stato un animale. Col pollice destro, toccai l'anello che portavo all'indice della stessa mano; quel piccolo drago di metallo mi infondeva sicurezza.
     
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  2. Aldrein
     
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    -Ti diverti tanto eh?-

    Disse l'aquila in tono quasi sprezzante.

    -Divertirmi? A fare cosa?-

    Osservai il rapace che si era appena posato sulla mia spalla con sguardo interrogativo.

    -Quelle ragazze, quelle sciocche frivole fanciulle il cui cervello non basterebbe per sfamare un ratto.-

    Ah. Avevo capito. Eravamo partiti da due giorni dall'ennesimo villaggetto di elfi recentemente divenuti stabili, ed io avevo fatto una conoscenza un po' intima con una giovane fanciulla del posto. E anche nel villaggio prima. E in quello prima ancora. In effetti in quasi tutti i villaggi dove ci eravamo fermati avevo vissuto qualche piccola esperienza sessuale con ragazze del posto. Tranne nella nostra visita ad una caverna nanica. Non mi garbavano le nane. Ridacchiai.

    -Gelosa?-

    -Certo. Anche io voglio avere un rapporto con un mammifero e voglio sentirmi dire tutte quelle simpatiche bugie che fanno arrossire tutte quelle bambine. E magari fire sotto uno dei tuoi incantesimi di ammaliamento.-

    Ridacchiai. Certo che per essere un rapace privo del minimo senso dell'umorismo Nieve sapeva rispondere con una certa ironia. Un'ironia molto tagliente. Come gli artigli posati sulla mia spalla. Forse era meglio non fare risposte azzardate.

    -Cosa ci trovi di coì divertente?-

    Continuò il rapace. Sospirai. Come al solito non capiva i sentimenti. Aveva un'intelligenza incredibile, probabilmente superiore anche alla mia, ma non aveva il minimo concetto di divertimento.

    -Vedi, è tutto un gioco. Io provo a sedurle e loro mi complicano la vita. E se vinco ottengo il premio. Ogni tanto è necessario distrarsi, distogliersi un attimo dai pensieri più seri e complicati, vivere la vita come capita, dare sfogo agli istinti del proprio corpo. Non sono un rapace rigido come te, mi rilassano queste piccole distrazioni.-

    E, come al solito, Nieve non rispose.
    Eravamo in cammino ormai da un paio di giorni, diretti verso quella città che si era autonominata capitale del mondo. La sola cosa mi fece sorridere. Chissà cosa erano riusciti a costruire in quei cinquant'anni o poco più che era vissuta. Non ci ero più passato da quando era composto da una decina di case in pietra e una serie di capanne e tende delle tribù nomadi che si erano fermate in quel terreno ricco di prede e di acqua. L'ultimo viaggio era stato un fiasco. Il cosiddetto grande stregone del posto era capace solo di farsi molta pubblicità e ingannare gli stolti. Quel fanfarone era appena in grado di accendere un caminetto con la magia. Non era certo quello il tipo di potere di cui andavo in cerca. Ora stavamo attraversando una piccola foresta, per spuntare poi nella zona denominata la regione dei grandi laghi, un immensa pianura verdeeggiante ricca di acqua. Spuntammo in una piccola radura e Nieve mi annunciò che sarebbe andata in cerca di qualcosa da mangiare. In effetti avevo una certa fame. Mi sedetti per aspettare.
    Passò forse una decina di minuti quando vidi l'ombra del candido uccello calare su di me.

    -Ho trovato una tana di un cinghiale con i suoi cuccioli qui vicino. E poco più avanti una preda che potrebbe farti divertire un po'.-

    Sorrisi.

    -Penso che pranzerò più tardi. Dove si trova la seconda preda?-

    -Ti ci porterò, ma non ho intenzione di rimandare il pasto. Se vuoi divertirti con lei io andrò a cercarmi qualcosa da mangiare.-

    Seguii le indicazioni di Nieve che mi fece inoltrare in mezzo agli alberi fuori dal sentiero per un quarto d'ora buono di camminata, per poi spuntare sulla riva di un fiume. Sentii gl artigli dell'aquila lasciare la mia spalla e le sue ali scompigliarmi i capelli mentre si levò in volo. Io mi guardai intorno e, a qualche decina di metri alla mia destra, vidi una sagoma immersa nell'acqua. Mi avvicinai un po' e riconobbi una ragazza, nuda, immersa nell'acqua. Sorrisi. Non mi aveva detto che era in una situazione del genere. Mi avvicinai ancora e la squadrai. Pelle chiara, capelli rosso accesi, alta, molto magra, forme eleganti. Bella. Più bella della maggior parte delle ragazze con cui mi ero divertito nei vari villaggi. Ringraziai Nieve. Mi sarei decisamente divertito.

    -Posto ideale per un bagno-

    Banale, ma volevo vedere che tipo di ragazza avevo davanti.
     
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  3. L a l e;
     
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    Passarono alcuni minuti di silenzio dopo il rumore che avevo udito, durante i quali mi tranquillizzai. Tuttavia una voce mi fece voltare improvvisamente. "Posto ideale per un bagno", fu ciò che disse. La voce apparteneva a un ragazzo, e dall'aspetto risultava evidente che fosse un elfo. Era più alto di me, con i capelli biondi e gli occhi che parevano due smeraldi. Era bello, ma d'altra parte quasi tutti gli elfi lo erano. Spesso erano anche piuttosto arroganti nella loro perfezione.
    Quell'elfo semplicemente era lì, che mi fissava. Io, invece di coprirmi improvvisamente le parti intime e il seno e rompere il silenzio a furia di gridolini, placidamente mi alzai in piedi e lo fissai a mia volta. Poi uscii dall'acqua, strizzando con le mani le ciocche umide di capelli rossi.

    - Ti è piaciuto lo spettacolo? -.

    Ero seccata. Insomma, quel tipo non stava mostrando il minimo ritegno. Ma se voleva giocare avrebbe avuto ciò che si meritava. Strinsi il pugno della mano con l'anello; quindi mi chinai a raccogliere i miei vestiti. Ma, invece di indossarli nuovamente, li appallottolai e li tenni in braccio, mentre prendevo e lanciavo la sacca di pelle con violenza contro il petto dell'elfo. Era quasi vuota, non gli avrebbe di certo fatto male.
    Buttai i vestiti su una pietra bagnata del fiume e iniziai a sfregarli tra loro con entrambe le mani per lavare via le macchie di fango. Ignoravo il ragazzo biondo, ma, con la coda dell'occhio vedevo che era ancora lì.
     
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  4. Aldrein
     
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    La reazione non fu affatto come mi sarei immaginato da una giovane fanciulla. Anche se a ben pensarci perchè pensavo fosse giovane? Non sembrava un elfa, ma ciò non toglieva che potesse essere vecchia quasi quanto me. Alcuni spiriti della natura non invecchiavano.
    La fanciulla si voltò verso di me e mi squadrò ben bene, poi, con tutta calma, uscì dall'acqua. La osservai mentre il sole si rifletteva sulla sua pelle bagnata, gambe lunghe, eleganti, molto magra, ma dalle forme attraenti, seno picolo ma decisamente ben fatto, lineamenti molto delicati, un naso piccolo, due grandi occhi azzurri, capelli rossi come il fuoco. Decisamente molto bella. Alzai un sopracciglio e attesi mentre usciva e si strizzava i capelli. Mi chiese se avessi gradito lo spettacolo. La voce era leggera e musicale, tipica degli spiriti silvani. Una ninfa? Una driade? O forse un'altro di quegli spiriti che si nascondono nel fitto dei boschi?

    -È raro vedere una fanciulla la cui bellezza sia pari alla tua.-

    Risposi soave mentre la ragazza si chinava a raccogliere i vestiti. Vestiti che non si mise addosso. Situazione interessante. Non è che io che ero andato lì per divertirmi ero già divenuto la preda? Vittima di quella fanciulla dai capelli rossi. Non mi sarebbe dispiaciuto molto a ben pensarci.
    Improvvisamente mi tirò la sua sacca. La presi al volo con entrambe le mani prima che mi colpisse. Era praticamente vuota. Sempre con un raggiante sorriso sulle labbra feci due passi verso di lei e le porsi la mano.

    -Il mio nome è Landwin.-

    Dissi con un sorriso. Se mi avesse preso la mano glie l'avrei baciata.
     
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  5. L a l e;
     
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    Non capivo se quel tipo fosse stupido o cosa. Invece di ignorarmi come avevo fatto io, insistette, mi fece un complimento sfacciato e perfino si presentò; mi tese la mano. Alzai lo sguardo e lo fissai per un attimo, perplessa. Poi ritornai al mio lavoro, a smacchiare i vestiti nel fiume inginocchiata sulla riva.
    Ci riflettei per un attimo. Quel tipo doveva avere una ragione per insistere tanto. Probabilmente si voleva solo divertire con una ragazza facile, cosa che io, non so se purtroppo o per fortuna, non ero. Rischiavo di affezionarmici e di fare una brutta fine. Quei tipi erano tutti uguali: tentavano di portarti a letto con i loro bei faccini, ti sussurravano tante paroline dolci all'orecchio mentre si approfittavano di te e poi ti abbandonavano la mattina dopo, ferita e senza più un briciolo di dignità. Tuttavia, ciò che mi veniva da pensare in quel momento era che avrei potuto vedere come si sviluppava la situazione. Sospirai e mi voltai di nuovo verso di lui.

    - Io sono Nedylin -, dissi semplicemente.

    Probabilmente ora avrebbe detto qualcosa su quanto era soave il mio nome o quanto era musicale la mia voce. Sembrava un tipo piuttosto prevedibile. Senza alzarmi, gli porsi la mano come voleva, la sinistra.

    - E non ho alcun bisogno che tu mi dica quanto mi trovi bella -, aggiunsi.
     
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  6. Aldrein
     
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    Mi ignorò per un po'. Sembrava seccata. Alla fine si presentò e mi porse la mano. E commentò aspramente il mio complimento. Non era la ragazza da approcciare in quella maniera dunque. Il mio candido sorriso non si incrinò, anzi. Finalmente pareva una ragazza che non mi sarebbe venut dietro giusto dopo un paio di moine. Le presi comunque la mano, con delicatezza, e la baciai. Ci tenevo a lasciare comunque una certa impressione di me. Una volta indossata una maschera bisognava essere coerenti.
    Mi inginocchiai di fianco a lei e posai per terra la sacca che mi aveva lanciato prima.

    -Gradisci una mano a lavare quei vestiti?-

    Domandai gentilmente. Intanto le sue mani vennero coperte da un'ombra estremamente familiare. Guardai verso il cielo e vidi la mia candida aquila calare lentamente con qualcosa in bocca. Atterrò sulle pietre in riva al fiume e posò un falco morto. E iniziò a mangiare. Guardai le macchie rosse che macchiavano il suo piumaggio candido, il becco e gli artigli che ormai erano divenuti vermigli.

    -Complimenti, bel pasto ti sei trovata.-

    E, come sempre quando c'era qualcun'altro, Nieve rimase in silenzio a nutrirsi del povero falchetto.
     
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  7. L a l e;
     
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    "Gradisci una mano a lavare quei vestiti?". Non risposi, non avevo bisogno del suo aiuto. In quel momento vidi un'ombra calare su di noi. Alzai lo sguardo al cielo e vidi un'aquila albina planare sulla riva del fiume e posarsi al suolo. Aveva un falco morto intrappolato tra gli artigli color fumo e tranquillamente iniziò a cibarsene. L'elfo, Landwin, le parlò con tranquillità. Notai come le rivolgeva un tono molto famigliare: evidentemente quel rapace bianco doveva essere il suo animale. Ciò che pensai era che quel ragazzo parlasse ad ogni femmina, anche se si trattava di un'aquila, come se fosse la sua amante.
    Mi domandai se quello fosse un famiglio o un semplice animale da compagnia. Avevo già visto prima degli animali parlanti, intrisi di magia, ma spesso per la maggior parte erano dei chiacchieroni e quel rapace ancora non aveva proferito parola. Ciò mi lasciò con il dubbio. In ogni caso, era davvero un'aquila splendida. Gocce rosse di sangue ne macchiarono il candido piumaggio, dandole una sfumatura spietata per un momento.
    Intanto tornai a rivolgere la mia attenzione sul mio interlocutore. Che dovevo fare? Non sapevo che avrebbe fatto lui se avessi posto fine lì alla conversazione, se mi avrebbe seguita o altro, o nemmeno dove sarebbe andato a finire il discorso se fosse andato avanti per quella strada. Ero leggermente disorientata, non sapevo bene come comportarmi. Restava il fatto che dovevo finire di lavare i vestiti e farli asciugare prima che tramontasse il sole.

    - Landwin... -, mormorai. - Si dice che le aquile siano animali molto eleganti e fieri. Anche tu sei nobile d'animo come la tua compagna piumata, mio signore? -. La frase tentava di nascondere una punta di tagliente scherno nel tono di voce.

    La maglia ormai era lavata. La indossai e l'indumento bagnato mi si appiccicò alla pelle, imitando le mie forme come se fossi ancora nuda. Mi copriva il corpo soltanto fino all'inguine. Il contatto con la tela bagnata e fresca fu piacevole.
     
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  8. Aldrein
     
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    La mia proposta di aiuto venne ignorata, allora mi sedetti a guardare Nieve consumare il suo pasto e attesi. Rimasi ad osservare il sangue che sempre di più tingeva il manto candido dell'aquila, mentre il falco veniva smembrato. Cacciatore e preda, una relazione semplice come la natura. Una legge rigida e inflessibile, ci è più forte domina sui più deboli, che a loro volta annaspano per sopravvivere. E sopra tutti si elevavano i Sei, gli dei che avevano creato questo mondo. Quegli dei che volevo raggiungere. Guardai il cielo. I secondogeniti, coloro che non erano nati con la creazione del mondo, ritenevano fosse quella la residenza dei numi creatori, e al cielo innalzavano le loro preghiere. In effetti era un simbolo che veniva naturale porsi, così alto e irraggiungibile, ancora più su del volo delle aquile...
    I miei pensieri furono interrotti da un debole sussurro della ragazza. Nobile d'animo. Una definizione fin troppo larga. Una definizione che variava a seconda della religione che uno si sceglieva. Per Torak il nobile d'animo era il potente, colui che con la forza del suo ingegno e della sua volonta si ergeva sopra gli altri, come intoccabile. Per Ashera il nobile era colui che imbracciava le armi, seguiva il suo rigido codice d'onore, non rifiutava una sfida e non si arrendeva a costo della morte. Aranel vedeva l'animo nobile in coloro che erano gentili e generosi, rispettavano l'ordine della natura e soccorrevano chi avesse bisogno.

    -La nobiltà d'animo è un valore fin troppo mutevole, a seconda di chi lo brandisce, a seconda di chi lo cerca. Per un dio è una cosa, per un altro è un'altra. Per noi esseri terreni ha valori ancora inferiori e ancora diversi a seconda della nostra vita. Qual'è la nobiltà d'animo che cerchi te?-

    Certo, anche io come Nieve ero superbo, ero arrogante, cercavo un modo di fare elegante e che lasciasse il segno, ma a differenza di lei ero più giocoso e scherzoso. ma volevo capire bene il pensiero di quella ragazza prima di rivelare uno dei miei tanti aspetti.
     
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  9. L a l e;
     
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    Ascoltai le sue parole. Di certo il ragionamento non faceva una grinza e io mi sarei dovuta spiegare meglio. Lasciai improvvisamente i pantaloncini al loro destino sul bordo del fiume, buttandoli con sufficienza come se mi fossi stancata di loro. Inclinai la testa di lato e ci pensai per un istante. Dopo di che feci leva sulle ginocchia e, gattonando, mi avvicinai all'elfo, che si era seduto sul terreno, non lontano da me. I nostri visi rimasero a così poca distanza che le nostre labbra si sarebbero potute sfiorare in qualunque momento. Assunsi l'espressione più ammaliante che conoscevo e mi apprestai a dargli il mio parere.

    - Vedi, Landwin -, dissi con voce bassa e nel modo più suadente possibile, - un ragazzo nobile d'animo... secondo me... è un ragazzo che abbia dei valori, che sia onesto e coraggioso, giusto, compassionevole, gentile, onorevole... Leale -.

    Calcai il tono sull'ultimo aggettivo e gli poggiai l'indice destro in mezzo alla fronte. Quindi spinsi leggermente in avanti. Mi misi a sedere e i nostri visi si allontanarono. Continuai comunque a guardarlo negli occhi verde brillante.

    - Forse pretendo troppo dal genere maschile, ma di certo non è nobile d'animo uno che cerca di portare nel dormitorio di una locanda la prima elfa che incontra per strada... o in mezzo a un bosco -, aggiunsi, sprezzante.

    Distolsi per un'attimo lo sguardo per dirigerlo sull'aquila albina che ormai terminava il proprio pasto, ma, dopo solo qualche frazione di secondo, lo riportai sul suo padrone.
     
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  10. Aldrein
     
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    Nedylin abbandonò i suoi pantaloncini sui ciottoli, si girò verso di me e, dop un attimo, mi si avvicinò gattonando. Mi dovetti trattenere dal non sorridere ancora di più. Arrivò fin quasi al punto di sfiorarci il viso l'un l'altra, un piccolo movimento e avrei potuto baciarla. E intanto quei grandi occhi azzurri mi ipnotizzavano, intensi, penetranti. Un suo ciuffo bagnato mi cadde sul viso. Era davvero bella. Con voce suadente, sensuale, mi definì cos'era per lei un'animo nobile. In quel momento avevo voglia di ingoiare un piccolo eccesso di salivazione. Dovevo essere io il predatore, e invece quella ragazza stava giocando con me. Finalmente una sfida. Però non mi andava di essere sottomesso al gioco degli altri. Ero io che volevo avere la situazione in mano.
    Mi spinse la testa con un dito e sentenziò che forse cercava troppo. No. Non cercava troppo. Cercava quello che sognano le bambine, un nobile guerriero che viene a salvarle, uno tutto onore e altruismo. Una persona che certamente non ero io. La mia lealtà andava solo al mio obiettivo, e della compassione non sapevo cosa farmene. Che bisogno c'era di perder tempo ed aiutare coloro che soccombono alle leggi create dagli dei, coloro che non sono in grado di sopravvivere con le loro forze? Non erano poveretti da compiangere, ma esseri inadatti al mondo in cui sono nati. E poi non avevo certo intenzione di portarmi quella ragazza dietro fino ad una locanda. Almeno non all'inizio. Ma forse con quel piccolo gioco mi sarei divertito più di quanto credevo all'inizio.

    -E se tu non fossi la prima andrebbe bene?-

    Risposi scherzosamente. Avevo capito che le lusinghe non avrebbero funzionato con lei. Una donna priva di vanità? Difficile. Ma non volevo gettare la spugna. Dovevo prendere un po' di tempo. Mi alzai in pidi e le tesi una mano per aiutarla ad alzarsi.

    -Ho una certa fame, ti va di tenermi compagnia se rimedio un pasto?-

    Chiesi garbatamente.

    -Nieve, mi puoi indicare la tana di cinghiali che avevi avvistato?-
     
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  11. L a l e;
     
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    "E se tu non fossi la prima andrebbe bene?". Quelle parole mi risuonarono come un eco nella mente.

    - Non la prima, ma sì l'ultima -, sussurrai debolmente, più per me stessa che per lui. Non sapevo nemmeno se mi avesse sentito.

    Una cosa che avevo udito una volta in qualche vicolo della città era che, mentre gli uomini vorrebbero essere il primo amore di una donna, le donne vorrebbero essere l'ultimo amore di un uomo. E trovavo che fosse una cosa assolutamente vera. Sì, forse avevo una visione infantile dell'amore, ma preferivo morire piuttosto che finire preda di un seduttore qualunque.
    Il ragazzo si alzò e mi tese una mano per aiutarmi. Io la ignorai e mi alzai facendo leva sui miei stessi arti. Poi mi diressi a raccogliere i pantaloncini e li indossai, come anche il cappuccio bianco a coprire la testa. Ormai i miei abiti erano quasi del tutto asciutti grazie al calore del sole. Landwin nel frattempo mi propose di pranzare con lui. Raccolsi anche la sacca di pelle dal prato e la caricai sulle spalle.

    - So bene dove si trova la tana di quei cinghiali. La madre mi ha inseguita questa mattina facendomi finire in una pozza di fango fino alla vita -. Indicai i vestiti umidi.

    Senza tanti complimenti, attraversai il fiume con il livello dell'acqua che mi arrivava fino alle ginocchia e iniziai ad addentrarmi nella boscaglia, direzione sud-ovest. Non stetti a guardare se Landwin mi seguisse oppure no e affrettai il passo. In effetti avevo una certa fame.
     
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  12. Aldrein
     
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    Non la prima ma l'ultima. Cos'era, la favolina di amore eterno? Mi affeziono a una persona e voglo restare con lei? In effetti si addiceva agli spiriti della foresta, eternamente legati alla natura. O forse, come le vedove nere, uccideva il proprio compagno dopo averci fatto sesso? In quel caso avrei dovuto fare attenzione. Decisi di far finta di nulla.
    Ovviamente ignorò il mio aiuto per alzarmi. finì di rivestirsi, e poi disse di sapere dove si trovavano i cinghiali, dato che l'avevano inseguita. Mi immaginai la ragazza coperta di fango mentre sfuggiva al cinghiale infuriato. trattenni una risata.
    Nedylin attraversò il fiume e si inoltrò nella foresta. Non mi andava di bagnarmi. Sussurrai qualche parola e lanciai un semplice incantesimo che mi permetteva di volare. E attraversai il fiume rimanendo pochi centimetri sopra il pelo dell'acqua. Nieve intanto emise uno strillo piuttosto acuto e se ne andò in volo verso il cielo. Non aveva mai apprezzato certe compagnìe. Atterrai e seguii la ragazza all'interno della boscaglia. Camminammo così per qualche minuto finchè non udii il rumore di ramoscelli che si spezzavano.

    -Ferma, lascia che ci pensi io.-

    Sussurrai alla ragazza. Avanzai ancora un po', e, superata una macchia di cespugli, vidi un groso cinghiale. Alto circa un metro, lungo quasi il doppio. Una bella bestia. Feci ancora un passo e smossi i cespugli per richiamare l'attenzione dell'animale. Quello si voltò verso di me e mi squadrò un attimo con sguardo quasi spaventato. Stando a quello che aveva detto Nieve era una femmina con la cucciolata. Avrebbe lottato fino alla morte per difendere la prole. Era quello che aspettavo. La scrofa grugnì contro di me mettendo ben in mostra i denti. avrebbe potuto tranquillamente squartarmi a metà con quelli. Fu questione di un attimo e caricò. E io lanciai il mio incantesimo. Due dardi, dritti in mezzo agli occhi. E quindi di nuovo su un volo Vidi il sangue fiottare dalla fronte dell'animale, e la sua carica portarlo dritto dove mi trovavo io prima, sdradicando i cespugli, prima di cadere irrimediabilmente morto. Due frecce nel cervello non lasciano molte possibilità di sopravvivere.
    Atterrai accanto a Nedylin e dissi:

    -L'unico problema sarà trasportarlo. mi sembra decisamente pesante.-
     
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  13. L a l e;
     
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    Mentre attraversavamo la fitta boscaglia i rami più puntuti dei cespugli mi ferivano le gambe. Tuttavia, grazie alla mia naturale abilità di guarigione, i piccoli graffi e i tagli superficiali si curavano all'istante. Appena udimmo dei rumori, ormai in prossimità della tana dei cinghiali che stavamo cercando, Landwin mi fece segno di aspettare. Da ciò che sussurrava, ci avrebbe pensato lui.

    "Come se avessi bisogno del suo aiuto...", pensai sprezzante.

    Lo osservai allontanarsi e poi mi nascosi dietro ad un albero, sporgendomi da un lato per spiare i suoi movimenti. La femmina di cinghiale stava per aggredirlo, ma l'elfo agitò le mani e il sangue iniziò a fluire dal muso dell'animale. Questo si lanciò alla ceca contro il ragazzo, che, però, si spostò da quel punto in volo. Era un mago dunque. Forse avrei potuto sfruttarlo a mio vantaggio dopo tutto. Dovevo solo farmelo "amico". Di certo, da ciò che potevo intuire, sapevo di interessargli.
    Mi avvicinai scavalcando un arbusto.

    - Nessuna delle tue magie ti permette di spostare gli oggetti o qualcosa di simile? -.

    Nel frattempo mi guardai intorno. Avevo visto delle piante di rosmarino che avrebbero fatto al caso nostro per cucinare il cinghiale sul fuoco. Ne staccai alcuni rametti e li misi nella sacca. Poi udii un rumore che mi fece sorgere un dubbio.

    - Un momento. Se abbiamo ucciso la madre, non moriranno anche tutti i piccoli? -.

    Notai come mi ero automaticamente inclusa nell'atto di uccisione dell'animale. Era stata una reazione inconsapevole.
     
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  14. Aldrein
     
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    Nedylin si girò a raccogliere qualche erba, forse per cucinare. Non sapevo cosa fosse. Non ero mai stato un grande cuoco in effetti. Di solito mi limitavo ad abbrustolire un po' di carne e ad accompagnarla con qualche frutto.

    -No, purtroppo non mi sono mai dilettato nella telecinesi. È una pecca che mi piacerebbe rimediare tuttavia.-

    Risposi asciutto alla ragazza. Non mi piaceva quando venivano fuori i limiti dei miei poteri. Lo trovavo molto seccante. Po se ne uscì con un commento sui cuccioli. AH già. La legge della natura. Dura e crudele. Noi eravamo più adatti alla sopravvivenza del cinghiale e l'avevamo ucciso per mangiarlo, ma nel farlo i piccoli sarebbero molto probabilmente morti. Guardai la ragazza con uno sguardo piuttosto duro.

    -Sì. Molto probabilmente moriranno. Ma se il cinghiale fosse stato ucciso da un giaguaro o da un altro animale non sarebbero morti ugualmente? E se il piccolo falco che prima Nieve si è mangiata davanti ai nostri occhi fosse in realtà stata una madre di ritorno al nido con del cibo? E ogni volta che una madre viene uccisa affinchè altri cuccioli possano sopravvivere? È la legge della natura, la sacra legge creata dagli dei.-
     
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  15. L a l e;
     
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    Strinsi i denti. La dura legge della natura, diceva lui. Era vero, ma era in un certo modo abominevole. Avrei scommesso il braccio sinistro sul fatto che non gli sarebbe piaciuto per niente essere al posto di uno qualunque di quei cuccioli. Ma dovevo cercare di mantenere la calma. Non era di certo il caso di fare una scenata di fronte a un quasi perfetto sconosciuto. Respirai profondamente.

    - Tu e la tua aquila non potreste collaborare per trasportare il cinghiale in volo? Nel frattempo io potrei accendere il fuoco -, dissi, guardandomi intorno.

    Con uno dei miei incantesimi avrei potuto spostare il corpo del cinghiale in breve tempo, ma volevo mantenere un certo vantaggio sull'elfo celandogli in parte la mia identità.
     
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