Fulmini e Fuliggine.

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    Erano quasi tre giorni che camminavo verso nord in direzione delle montagne di Estrin Vinya.
    Avevo fatto attenzione a non dirigermi troppo a est verso la Capitale, come al solito volevo evitare i grandi centri abitati.
    In soli due giorni il clima era cambiato radicalmente e il mio mantello sembrava non tenermi mai abbastanza calda.
    Per fortuna il corpicino di Fuliggine emanava un dolce tepore, come se dentro di lui ci fosse un fuocherello... che fosse un demone del fuoco? Poco importava.

    Quel terzo giorno i villaggi si erano fatti più sporadici e le abitazioni di boscaioli erano sempre più rare.
    A metà mattina cominciò a nevicare, nonostante non fossi ancora in alta quota... non avevo mai visto la neve.

    -Che bella... - toccare la neve mi dava una sensazione bellissima, aveva qualcosa a che fare con le mie affinità elementali.

    Camminai per il resto del pomeriggio e quando il percorso divenne troppo difficoltoso mi accampai in una grotta che avevo trovato a ridosso della montagna.
    Accesi un fuoco aiutandomi con la magia, le gocce d'acqua che cadevano dal soffitto umido non aiutavano.
    Fuliggine mi si accomodò in grembo come suo solito e cominciò subito a dormire.

    -Come fai ad addormentarti così di botto solo tu lo sai... - gli dissi con un mezzo sorriso.
    Restai per un po' a fissare il fuoco finchè fuori divenne buio, poi il tepore che il corpicino di Fuliggine emanava e il suo russare silenzioso mi cullarono in un sonno senza sogni.

    Il mattino successivo fu lo stesso Fuliggine a svegliarmi, stranamente.
    All'alba cominciò a girare in tondo sulle mie gambe per poi svolazzare fuori traballante.
    Mi alzai con il corpo ancora intorpidito e fui investita dalla luce del giorno.
     
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    Era l'alba, ora di rimettersi in cammino. Non c'era da sprecare nemmeno un minuto di luce in una terra come quella. Mi guardai intorno: alberi ricoperti da neve, rocce ricoperte da neve, neve e nient'altro che neve. Il mantello bianco da viaggio con cappuccio che indossavo pareva mimetizzarvisi perfettamente. Faceva davvero freddo: lo strinsi maggiormente al corpo con le mani, le cui dita erano diventate ormai insensibili. Avevo tutte le estremità intirizzite. Ma come mi era venuto in mente di visitare un posto come quello?
    Quando ero arrivata, la neve mi era subito sembrata una cosa fantastica. Infatti, a differenza di alberi e arbusti, la neve era una cosa che sola si poteva trovare in quei monti; e io, provenendo dalle foreste del sud, non l'avevo mai vista prima di allora. La neve era così bianca e pura. In mezzo ad essa io non sembravo altro che un fiocco caduto dal cielo in più. Tuttavia, la neve gelava anche tutto ciò che toccava.
    Mentre camminavo, soffiai dell'aria calda dentro al colletto del mantello. Abbassai lo sguardo e qualcosa di insolito attirò la mia attenzione: un'orma. E sembrava proprio l'orma di una persona. Mi chinai per osservarla più da vicino.
    L'orma era senz'altro recente poiché ventiquattro ore prima avevo assistito a una nevicata che altrimenti l'avrebbe coperta. Quindi risaliva a quella notte. Non ero molto abile a seguire le tracce, tuttavia, dalla grandezza e dalla profondità dell'orma, potevo capire che si trattava di qualcuno relativamente leggero: una ragazza. Inoltre non doveva indossare armature particolarmente pesanti.
    Magari quella donna aveva montato un accampamento e avrebbe potuto ospitarmi. O almeno avrei trovato una compagna di viaggio. Continuai a seguire le orme finché giunsi ad una grotta a ridosso della montagna. Mi fermai improvvisamente ad alcuni metri di distanza e passai un dito sullo stiletto che avevo legato alla coscia destra: e se fosse stata un nemico? Avevo bisogno di provviste ed ero costretta a rischiare. La mia morte sarebbe potuta giungere in ogni caso.

    - C'è nessuno? -, urlai in direzione dell'apertura.
     
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    Avevo seguito le impronte di Fuliggine nella neve fino a ritrovarlo che annusava qualcosa vicino ad un albero.
    Aveva fatto quasi un cerchio perfetto partendo dalla grotta girando a est per poi tornare da ovest in direzione della grotta. Mi avvicinai, lo raccolsi e mi ridiressi alla grotta: -Hey, palla di pelo! Che ti è preso? Forza torniamo alla grotta, abbiamo lasciato lì tutto e dobbiamo anche farci delle nuove frecce.-

    Tornai alla grotta e una volta spento il fuoco, raccolsi il pugnale di mio padre rinfoderandolo. Mentre stavo per recuperare l'arco qualcosa attirò la mia attenzione: si stava avvicinando qualcuno, lo percepivo, i miei sensi non mi ingannavano.
    Lentamente mi avvicinai all'arco e immediatamente mi ricordai che non avevo frecce *Mi toccherà usare la magia...*. Non mi piaceva l'idea, sul Continente era fin troppo facile che la magia venisse scoperta.
    Silenziosamente recitai l'incantesimo di luce e materializzai la freccia incoccata nell'arco e intanto mi spostai verso la parete che mi permetteva di vedere meglio l'esterno della grotta pronta a mirare e colpire qualunque cosa si fosse presentata.

    Poi una voce arrivò: - C'è nessuno? -

    Era una ragazza. Doveva essere anche piuttosto giovane.
    Aguzzai la vista e sentii la magia fluire agli occhi, ma era giorno il mio sangue Drow non aveva molto potere in quella fase della giornata, così mi arrischiai a chiedere: - Chi sei? -. Forse un "Cosa vuoi?" sarebbe stato più indicato, ma avevo la sensazione che il pericolo non provenisse dall'esterno della grotta, così rimasi in silenzio in attesa di risposta.
     
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    Alla mia domanda seguirono alcuni momenti di silenzio. Mi parve di udire del movimento all'interno dell grotta. Di certo la ragazza aveva creduto di doversi difendere da me. Quindi una voce squillante urlò: "Chi sei?".
    Che dovevo fare? Dirle direttamente chi ero? E se fosse stata lei quella ostile e presentarmi fosse un passo falso? Sfregai energicamente l'anello magico a forma di drago che portavo all'indice destro, come se, per farlo funzionare meglio, avesse bisogno di essere riscaldato. In realtà era soltanto un gesto che mi faceva sentire più sicura. Alla fine mi decisi: poiché non potevo sapere quali fossero le vere intenzioni della donna, ma lei non poteva nemmeno sapere quali fossero le mie, non potevo far altro che farmi avanti.
    - Il mio nome è Nedylin, vengo dalle foreste del sud... Per favore, puoi aiutarmi? -, chiesi.
    Feci in modo che un po' di magia fuoriuscisse dal mio corpo e si spargesse nell'ambiente. E improvvisamente fu come se potessi vederla, nonostante fosse nascosta dietro la roccia della montagna. Aveva qualcosa di luminescente in mano, qualche tipo di arma fatta di magia.
    - Ora mi avvicinerò lentamente all'ingresso della grotta. Potresti abbassare le armi? -.
    Feci un passo in avanti, verso l'apertura, come avevo detto. Aprii il mantello candido con il braccio destro e strinsi il pugno, toccando l'anello e mantenendomi pronta a usare un incantesimo in caso di pericolo.


    CITAZIONE
    Aura della percezione: Rilasciando una piccola quantità di energia dal proprio corpo per spargerla nell'aria, Nedylin può percepire la presenza di un essere pensante nascosto a breve distanza da lei, in un raggio di una ventina di metri. (Basso)

     
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    La risposta non si fece attendere a lungo. La ragazza disse di chiamarsi Nedylin e di provenire dalle foreste del sud... *Thon Vinya quindi... terre dei magia... già non mi piace!* pensai. Non mi fidavo, inoltre la sensazione che qualcosa non andasse nel verso giusto stava crescendo.

    Avvertii la sua magia sfiorarmi, stava sondando il terreno... mi piaceva sempre meno. Poi parlò di nuovo, mi chiese di abbassare le armi *Certo, come no... ne sarà davvero convinta?* abbassai leggermente la mira puntando la freccia contro il terreno, ma pronta a scoccare se necessario, così non si sarebbe avvicinata più del necessario.

    L'estranea di nome Nedylin fece un passo verso l'ingresso dandomi la possibilità di vedere meglio la sua figura: indossava un mantello bianco come la neve che però contrastava nettamente con i capelli rossi.

    La osservai con titubanza, tanto per cambiare non mi piacevano le persone, specialmente se erano pratici di magia, e lei ne era colma fino all'orlo.
    Non avevo intenzione di risponderle: l'aiuto bisognava meritarselo, non chiederlo.

    Stavo per rialzare l'arco quando Fuliggine atterrò vicino ai miei piedi e corse con le sue corte zampette verso la sconosciuta, lasciandomi alquanto perplessa.

    -Fuliggine! Torna qui!- urlai.
     
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    Non ricevetti risposta e rimasi immobile, a pochi passi dall'ingresso della grotta. Chissà cosa stava meditando la sconosciuta. Sicuramente non si fidava abbastanza da farmi entrare nel suo nascondiglio, o a quel punto l'avrebbe già fatto. In più riuscivo a percepire il fatto che non avesse abbassato l'arma. Aggrottai la fronte. Qualcosa di piccolo e peloso rotolò fuori dalla caverna. Feci due passi indietro, pensando a una qualche sorta di trappola. Eppure l'oggetto, qualunque cosa fosse, si muoveva. E sembrava mi stesse guardando. Estremamente incuriosita, mi chinai ad osservarlo.
    La palla di peli era in realtà un animale: in un primo momento pensai ad un cane, ma era nero e aveva qualcosa che si muoveva sulla schiena, un paio di piccole ali. In più le corte zampette terminavano in resistenti zoccoli. Sembrava quasi un pegaso, ma in miniatura. Poi udii un urlo: "Fuliggine, torna qui!". Evidentemente l'animaletto apparteneva a lei.
    Abbassai nuovamente lo sguardo sul piccolo pegaso che poggiava gli zoccoli nella neve e mi guardava accigliato, mantenendosi a breve distanza. Allungai la mano sinistra lentamente verso il suo capo. Leggermente intimorito, il piccolo pegaso si abbassò, schiacciandosi sul terreno ricoperto di candida neve che tanto si differenziava dal suo manto. Poi alzò il muso verso il palmo della mia mano e la annusò. Solo allora, si lasciò accarezzare. Sorrisi lievemente.
    - E così il tuo nome è Fuliggine, eh? -, gli mormorai. - Sei proprio uno strano cosino -.
    Speravo che vedendomi coccolare il suo animale da compagnia, la donna misteriosa uscisse dalla grotta.
     
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    *Accidenti a quell'insulsa palla di pelo! E ora che faccio?* pensai.
    Non volevo uscire allo scoperto, ma non volevo nemmeno lasciare Fuliggine nelle mani di quella straniera *Anche se se lo meriterebbe!*.
    Ci pensai su un poco, e alla fine decisi che per quanto le persone non mi piacessero questa Nedylin non mi sembrava cattiva, ma soprattutto tenevo incredibilmente a quel cosino nero per non assicurarmi che stesse bene.
    Ritirai la freccia di energia e appoggiai arco e zaino a terra vicino ai resti del focolare: se avessi dovuto difendermi avrei usato la magia.

    Mi avvicinai all'ingresso della grotta e la luce riflessa sulla neve per un attimo mi accecò.
    La mia attenzione venne attirata dal mio animaletto che si faceva coccolare dalla nuova arrivata.
    Li fissai con gli occhi ridotti a fessure e incrociando le braccia mi appoggiai con la spalla sinistra alla parete dell'entrata.

    - Hey! Palla di pelo, dico a te! Non ti sembra di essere un po' troppo socievole? -
    Al sentire la mia voce Fuliggine alzò le orecchie e sbattendo le piccole alucce mi si riavvicinò strofinando il suo musetto peloso contro la mia guancia.
    - Sei un ruffiano, ecco cosa sei. - gli dissi spettinandogli la frangetta.

    Poi alzai lo sguardo sulla straniera. Beh, non era pericolosa, o almeno non subito, questo era poco ma sicuro; tuttavia la mia insofferenza ad altre persone prendeva facilmente il sopravvento: *E' abbastanza chiaro per rimettermi in marcia, non mi va di perdere tempo.* così mi rivolsi alla ragazza:

    -Se ti serve la grotta accomodati, io me ne stavo andando.-

    Mi girai per andare a recuperare le mie cose, ma avvertii di nuovo quella sensazione di pericolo... non arrivava dalla giovane alle mie spalle...

    -Ma ti avviso: fai attenzione. Sembra che la mia permanenza notturna abbia svegliato qualcosa nella montagna.- dissi, poi entrai facendomi inghiottire dalla semioscurità.
     
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    Non appena la ragazza si affacciò sull'ingresso della grotta, il piccolo e strano animale di nome Fuliggine corse dalla sua padrona che gli urlava contro. Mi drizzai nuovamente in piedi e osservai la ragazza: aveva i capelli rossi e l'aspetto di un elfo. Tuttavia, la sua pelle era olivastra e più scura di quanto avrebbe dovuto. Mi osservava con occhi ridotti a fessure, le braccia sul petto e una spalla appoggiata al muro. A dirla tutta, non mi sembrava molto socievole. Poi mi disse che, se volevo la grotta, potevo prendermela. Tuttavia non era ciò che stavo cercando.
    La vidi voltarsi per rientrare e la seguii lentamente. Poi entrai senza preoccuparmi visto che mi aveva appena offerto di soggiornare nella caverna dopo di lei e in più stava raccogliendo le sue cose. Mentre la superavo, la udii dire qualcosa sul fatto che si fosse risvegliata una presenza nel cuore della montagna.
    Guardai nella direzione opposta all'entrata: quella caverna non finiva in una parete rocciosa a pochi metri dall'esterno, ma in un grosso buco nero. Più che una grotta sembrava un tunnel. E alla fine di quel tunnel c'era qualcosa che si muoveva.
    Il fiato mi uscì dalla gola in una nuvoletta di vapore candido. Sempre senza smettere di fissare l'oscurità, con la mano sinistra abbassai il cappuccio levandomelo dal capo. Socchiusi gli occhi: possibile che quella fosse la tana di...
    Un rumore improvviso mi fece sussultare. Qualcosa aveva iniziato a strisciare sulla roccia.

    - E' meglio uscire da qui -, dissi a bassa voce in direzione della ragazza, - subito -.

    Mi sbrigai a saltare fuori dall'apertura, verso il sole, senza curarmi di cosa avesse fatto la ragazza. Sperai che, per il suo bene, avesse seguito il consiglio che le avevo appena dato. Possibile che non si fosse accorta di nulla per tutta la nottata che aveva passato lì? Rotolai nella neve e poi scattai ancora in avanti.
    In quel momento, qualcosa di grosso saltò fuori dalla montagna con le quattro zampe muscolose. Vidi di sfuggita il suo corpo color marrone opaco, ma non potevo guardarlo oltre o rischiavo di diventare di pietra. Rimasi immobile, a terra sulla neve, a pancia in giù.

    - Non guardarlo negli occhi! -, urlai alla donna dai capelli rossi.

    La creatura si voltò indietro e ruggì. Così, da quel momento, ci trovavamo di fronte ad una delle più pericolose creature che abitavano il continente: un basilisco.
     
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    La ragazza mi seguì per qualche passo all'interno della grotta e quando mi fermai per raccogliere le mie cose lei mi superò spingendosi più in là verso il lato buio.
    La lasciai persa nei suoi pensieri e camminando lentamente tornai verso l'uscita, quando un rumore di qualcosa che strisciava attirò la mia attenzione: mi fermai e mi girai in direzione della ragazza.
    Fuliggine, che fino a pochi istanti prima stava svolazzando lentamente vicino alla mia spalla, si fiondò sotto il mio mantello tremante.
    La ragazza si tolse il cappuccio e con un filo di voce mi disse che era il caso di uscire. Sentii subito la verità nelle sue parole e quando mi sfrecciò accanto in direzione dell'uscita la imitai.
    Qualcosa prese a muoversi dietro di me e quando uscì notai solo le enormi zampe e la lunga coda.

    *Bene... ci mancava solo questa lucertola troppo cresciuta...*

    Caddi nella neve come la mia sventurata compagna temporanea, ma Nedylin non doveva essersi accorta che l'avevo seguita quasi immediatamente quindi mi urlò di non guardare negli occhi la bestia come se fossi ancora nella caverna.
    Il lucertolone si girò indietro a controllare se c'era ancora qualcuno nella grotta, dandomi la possibilità di rialzarmi e far fuggire Fuliggine.
    Avevo già visto un animale simile quando viaggiavo sulle montagne della mia isola natia, ma non avevo mai dovuto affrontarlo dato che me ne ero tenuta a debita distanza.
    La ragazza mi aveva detto di non guardarlo negli occhi... beh, non era facile, ma era fattibile.
    Tesi l'arco e materializzai la mia freccia d'energia.

    -Spero che tutta la magia che ti porti addosso sia utile- dissi alla mia compagna, poi scoccai la freccia mirando alla zampa destra anteriore provocandogli una lieve ferita che non lo smosse nemmeno.

    *Mi toccherà usare più magia... dannazione!*

    Edited by jeky91 - 8/10/2011, 10:31
     
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    Vidi la mia compagna di sventure raccogliere la propria magia per scagliare contro il mostro una freccia di energia che non gli fece poi molto. Al contrario, il basilisco si rigirò contro di noi e ci osservò. Forse pensava che saremmo stati dei bocconcini appetitosi. Ebbi appena il tempo di mettermi in ginocchio sulla neve che dovetti distogliere rapidamente lo sguardo dal lucertolone, mentre dimenava la grossa coda a destra e a sinistra. Pareva quasi un enorme felino, pronto a balzare sulle sue sfortunate prede.
    Strinsi con forza il pugno della mano destra e convogliai l'energia necessaria all'incantesimo che volevo utilizzare, uno dei miei preferiti a dire il vero. L'occhio del drago di metallo luccicò di un bagliore smeraldino. Come grossi proiettili, una moltitudine di sassi e rocce iniziò ad infrangere il manto bianco di neve, staccandosi dal terreno ed aggregandosi in due creature di pietra. Erano due leoni.
    Proprio mente l'ultimo sassolino collideva con la zampa posteriore del secondo animale, ruggirono all'unisono contro il mostro. Uno si pose davanti a me, l'altro a coprire l'elfa. Poiché erano già fatti di pietra e magia, non c'era pericolo per loro di fronte all'attacco più mortale del basilisco. Dovevo ragionare: cosa si sapeva dei basilischi? Nonostante la loro pericolosità, erano degli animali piuttosto pigri; perciò, se fossimo riuscite a fuggire, non ci avrebbe seguito. Guardai alle nostre spalle: una moltitudine di alberi iniziava in lontananza a formare il debole accenno di una foresta; se fossimo riuscite ad addentrarci in essa, il mostro difficilmente ci avrebbe inseguite, anche vista la difficoltà che avrebbe avuto qualcosa di così grosso a passare tra le piante senza ferirsi. Il piano era pronto, mi mancava solo un diversivo.

    - Dobbiamo distrarlo! -, urlai alla rossa in mezzo ai ruggiti di tutte le creature presenti. - Copriti gli occhi e poi inizia a correre in direzione del bosco! -.

    Avrei dovuto utilizzare un'altra magia: mentre facevo piano leva sulle gambe indolenzite per alzarmi in piedi, stesi un braccio, tenendo l'anello il più possibile verso l'alto. Mi concentrai e chiusi gli occhi appena in tempo per evitare il flash magico che mi avrebbe potuto temporaneamente accecare. Quando vidi le palpebre sfumare dal rosso al consueto nero, riaprii gli occhi e iniziai a correre. Le due belve create dalla mia magia saltarono con le fauci aperte, l'una alla gola e l'altra alla coda del basilisco disorientato.
    Se mi fossi allontanata troppo, l'efficacia della mia magia si sarebbe affievolita e le due bestie di pietra avrebbero iniziato a disgregarsi. Perciò dovevamo sbrigarci a raggiungere gli alberi. Correre con quel freddo era una tortura.
     
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    Mentre il mostro davanti a noi si rimetteva in posizione d'attacco, percepii Nedylin fare ricorso alla sua magia: la terra tremò leggermente dopodichè un'infinità di frammenti di roccia spuntarono dalla neve levitando per poi riunirsi nella forma di due leoni di pietra.
    Rimasi interdetta per un istante: non avevo mai visto una magia del genere.
    Uno dei due leoni si posizionò davanti alla sua evocatrice, mentre l'altro di piazzò davanti a me coprendomi la visuale della bestia.

    *Ma che diavolo...* i miei pensieri vennero interrotti dalla voce della ragazza che mi diceva che era necessario distrarre l'animale per riuscire a scappare e che dovevo tenere gli occhi chiusi.

    *Sta' scherzando... scappare? Ma per chi mi ha presa?* il lucertolone cominciò a sbattere la coda contro la montagna facendola tremare.

    *Che seccatura... non ho voglia di combattere con questo coso di prima mattina... vabbeh, facciamo come dice la straniera...*

    Mi concentrai per qualche istante: ci serviva qualcosa che ci facesse guadagnare tempo... *Se facessi ricorso alla magia della terra rischierei di far crollare la montagna... così moriremmo anche noi...* mi guardai intorno... neve! Sapevo bene che l'incantesimo di congelamento non sarebbe durato a lungo, ma ci avrebbe dato sicuramente abbastanza tempo per allontanarci a sufficienza, se avesse funzionato.

    *Speriamo in bene... non riesco ancora a controllare bene questo incantesimo...*

    Ritirai la freccia di energia che avevo incoccato e mi inginocchiai appoggiando entrambe le mani sulla neve candida, chiusi gli occhi e feci ricorso alla mia magia convogliandola sui palmi delle mani appoggiati a terra.
    Sentii il leone davanti a me ruggire, bene, avevo uno scudo per preparare l'incantesimo, così a bassa voce cominciai a richiamare gli elementi: *Lotë nen vilya: Helka!*
    Quando l'incantesimo fu pronto aprii gli occhi e avvertii la famigliare sensazione di quando le miei iridi si schiarivano: le immagini divennero improvvisamente più nitide e, quasi come se ci fossimo messe d'accordo, in perfetta sintonia, mentre io scagliavo l'incantesimo di congelamento, Nedylin creò un flash che abbagliò la creatura e mandò all'attacco i leoni di pietra.

    La mia compagna si mise a correre e io, dopo essermi alzata, la seguii.
    Correre nella neve era difficoltoso e sfiancante, così mi fermai e mi guardai indietro: il mostro era congelato, ma si vedeva chiaramente che tentava di liberarsi. Mi rimisi a correre e una volta raggiunti i primi alberi saltai su uno di essi e proseguii la corsa verso la foresta saltando di ramo in ramo.
    A pochi metri dalla foresta sentii il ruggito del lucertolone che ci eravamo lasciate indietro: aveva rotto il ghiaccio, ma se non altro ci eravamo allontanate dalla sua vista.
     
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    Appena dopo aver oltrepassato pochi alberi, mi fermai a riprendere fiato per un momento. Poggiai la mano sinistra su un tronco e mi voltai indietro. Vidi come la pietra iniziava a disgregarsi e i due leoni che avevo creato con la magia si dissolvevano negli ultimi attacchi al mostro. Il basilisco masticò la pietra come se fosse un tenero frutto e poi ruggì nella nostra direzione. Ma non ci inseguì, nemmeno un accenno. La mia nuova compagna di viaggio salto da un albero all'altro proprio sopra la mia testa. Non attesi di vedere se il serpentone tornava nella sua tana oppure no e mi fiondai nella direzione della ragazza.
    Ancora qualche albero dopo mi mancava il fiato e sentivo che il freddo mi attanagliava le viscere: mi sembrava di avere tanti piccoli cristalli di ghiaccio pungenti nelle interiora. Mi fermai e poggiai la schiena contro un grosso pino spelacchiato. Mi strinsi nel mantello. Il respiro mi uscì dalla gola come una nuvola di vapore bianco che si diresse verso il cielo grigio chiaro. Alzai la testa verso il tenue tepore del sole. L'uso di quegli incantesimi e la tensione per il rischio di morte a causa della creatura mi avevano tolto più energie di quante pensassi.

    - Sei stata fortunata -, dissi alla donna. - Se quel mostro non fossei stato in letargo per tutta la notte probabilmente ora saresti morta. Saremmo morte entrambe -, conclusi.

    Già, se avessi seguito le tracce della ragazza e il basilisco fosse stato sveglio, non solo lei ma anche io sarei finita vittima della sua trappola. Ma di certo non avrei ringraziato nessuno. Era stato tutto un caso.

    - Ora che abbiamo scampato il pericolo vorresti ricordarmi come ti chiami? -.

    Avevo volutamente utilizzato il termine ricordarmi, anche se la ragazza non si era presentata in alcun momento. Volevo marcare il fatto che, come lei pareva disprezzarmi, nemmeno io la consideravo un'amica per il semplice fatto di essere sfuggita alla morte in mia compagnia. Per poco non le avevo salvato io la vita.
     
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    Continuai la mia corsa saltando da un ramo all'altro finchè non vidi la ragazza che mi accompagnava appoggiarsi contro un pino.
    Era stanca, glielo si leggeva in faccia, più pallida di quando era arrivata alla grotta, doveva aver piuttosto freddo coperta solo da quel leggero mantello.
    La ragazza alzò il viso per guardare il cielo e dopo avermi detto che eravamo state fortunate a non morire mi fece notare che non le avevo detto il mio nome.
    Non volevo risponderle, tanto non saremmo rimaste insieme molto a lungo, così rimasi in silenzio per qualche istante ad osservarla.

    In quel momento Fuliggine riapparve dal nulla e cominciò a strofinare il musetto peloso contro la mia guancia regalandomi un sorriso. Gli accarezzai la testa e poi gli dissi: - Vai vicino a lei, chissà che il tuo insolito calore non la riscaldi un po' come succede a me. -.

    Seguii con lo sguardo il mio animaletto che si avvicinava alla ragazza e le annusava il viso prima di cominciare a strofinare il suo musetto contro la sua guancia. Fuliggine si fidava di lei... beh in realtà si fidava di tutti, forse avrei dovuto fidarmi anch'io...

    Mi spostai sull'albero accanto a quello a cui si era appoggiata Nedylin e mi sedetti su un ramo non troppo alto a fissare il cielo.

    - Kalyen. Mi chiamo Kalyen. -.
     
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    La rabbia e l'ostinazione svanirono quando il piccolo animale della rossa, Fuliggine, si avvicinò a me e, dopo avermi annusato il naso, iniziò a strusciare il muso contro la mia guancia sinistra. Alzai la mano destra e lo grattai sotto il mento, facendogli allungare il collo e sbattere velocemente le aluccie. Sorrisi: quell'animale emanava un grande calore che aveva iniziato a scaldarmi il viso fin da subito.
    Ormai non mi aspettavo più che mi rispondesse, ma la ragazza a quel punto mi confessò il suo nome. Si chiamava Kalyen. Ciò che mi venne da pensare a quel punto, dimenticandomi del piccolo pegaso nano che faceva le fusa contro la mia faccia, fu che nonostante le avessi strappato il nome non mi avrebbe raccontato più nulla di sé. Quindi non ci rimaneva altro che proseguire.

    - Piacere di conoscerti, Kalyen. Il mio nome lo conosci già -, dissi con un lieve cenno del capo. - Che ne dici di rimetterci in cammino verso un posto un po' più caldo? -.

    Facendo leva sull'albero a cui ero stata appoggiata fino a quel momento, mi drizzai nuovamente in piedi e ricominciai a camminare. Gli incantesimi e la corsa mi avevano affaticata, ma avrei potuto recuperare le energie anche mentre eravamo in viaggio. Mi rivolsi nuovamente all'elfa, dando per scontato che mi stesse seguendo saltellando sulla cima di quegli alberi.

    - Per curiosità, dove eri diretta prima che ci incontrassimo? -.
     
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    Sapevo che dirle il mio nome avrebbe portato a conseguenze che non mi sarebbero piaciute, e infatti la ragazza mi chiede di incamminarci verso un luogo più caldo.

    *Ora parla anche al plurale... che seccatura!* pensai.

    La osservai e la vidi fare leva col braccio sull'albero a cui era appoggiata e si rimise dritta per poi cominciare a camminare.

    Fuliggine mi tornò vicino e spinse un po' la mia spalla col musetto. Capivo che voleva che la seguissi perchè l'aveva presa in simpatia, ma non mi andava proprio. Non ero capace di stare con altre persone, quindi perchè andarsele a cercare?
    Osservai Nedylin che lentamente si allontava quando ad un tratto rischiai di cadere dall'albero.

    - Maledetta palla di pelo volante... che diavolo ti è preso? lo sgridai tirandomi su.

    Fuliggine mi indicò con lo sguardo la ragazza che camminava lentamente.

    - Sì sì, ho capito. Le vado dietro. Morirà congelata con solo quel mantellino addosso. -

    Così mi rimisi a saltare da un ramo all'altro finchè la raggiunsi.
    La giornata cominciava a scaldarsi e il sole che fino a poco prima era rimasto nascosto dietro le coltri di nubi si fece strada fino ad illuminare completamente il cielo.
    Rimasi in silenzio per un poco, ma, proprio quando stavo per chiederle dove fosse diretta, lei mi precedette facendomi la medesima domanda.
    Già... non sapevo dove ero diretta... facendo mente locale mi sembrava di starmi dirigendo verso il l'ingresso del Mondo Sotterraneo, main realtà non mi ero mai prefissata quell'obiettivo.

    Fuliggine continuava a starmi troppo vicino, come se volesse spingermi ad intraprendere il viaggio con quella strana ragazza.
    Dovevo dargli retta? Alla fine non si sapeva dall'alba dei tempi che gli animali sono più sensibili ai pericoli delle persone?
    Avrei fatto un tentativo. Forse.

    Saltai giù dall'albero e atterrai in ginocchio di fianco alla mia compagna di viaggio.
    Era stata una pessima idea, la luce del sole che si rifletteva sulla neve mi stava quasi accecando.

    *Maledetta vista Drow...* pensai.
    Mentre mi tiravo su mi accorsi che, saltando giù dall'albero, il pendente di mia madre era uscito dal mio corsetto, lo afferrai e lo osservai per un istante: forse era a causa della luce troppo intensa del sole, ma sembrava proprio che il prima rosso stesse brillando.
    Mi sbrigai a rinfilarlo nel corsetto e poi mi decisi a parlare:

    - Non ho una meta precisa, sto solo vagando per il continente.
     
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